La ritornata di Londra, Venezia, Geremia, 1756

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza colla casa del conte da un lato.
 
 Vedesi arrivato il carrozzino a quattro cavalli di MADAMA PETRONILLA ed un calesse di seguito per la cameriera ed un cameriere e vari servitori di dietro di ciascun legno. Smontano dal calesse GIACINTA ed il cameriere ed i servitori tutti e s’accostano al carrozzino, di cui apresi l’uscita. Escono madama Petronilla, il MARCHESE DEL TOPPO, il BARONE DI MONTEFRESCO e CARPOFERO. Dal palazzo del conte vengono altri servitori a ricever madama invitandola ad entrare per ordine del padrone. Discesi tutti, s’avanzano, servita madama dal marchese e dal barone
 
 Madama, Carpofero, Giacinta a tre
 
    Bel piacer quando s’arriva
 dopo il viaggio alla città.
 
 Marchese, Barone a due
 
    Compagnia che sia giuliva
 bello il viaggio sempre fa.
 
 Madama
 
5   Al barone che mi ha onorata,
 marchesin bene obbligata.
 
 Marchese, Barone a due
 
 Vostro servo.
 
 Madama
 
                           È sua bontà.
 
 Carpofero
 
    (Se n’andran questi milordi,
 resteremo in libertà). (Da sé)
 
 Giacinta
 
10   (Madamina fa lo stesso
 con chi viene e con chi va). (Da sé. I servitori del conte escono dal palazzo e vengono ad invitare madama)
 
 Madama
 
    Ho capito. A me l’invito
 manda il conte Ridolfino
 e riceverlo destino,
15se mi dan la libertà. (Al marchese ed al barone)
 
 Marchese, Barone a due
 
    È padrona; puol andare,
 vi verremo a visitare.
 
 Carpofero
 
 Non si stiano a incomodar.
 
 Madama
 
    Ehi venite fratel mio. (A Carpofero)
 
 Giacinta
 
20(Suo fratel come son io). (Da sé)
 
 Carpofero
 
 Son da voi.
 
 Madama
 
                        La cameriera.
 
 Giacinta
 
 Son da lei.
 
 Madama
 
                       Il cameriere.
 
 Carpofero
 
 È qui pronto. (Additando il cameriere)
 
 Madama
 
                             I miei staffieri.
 
 Carpofero
 
 Son qui. (Additando i staffieri)
 
 Madama
 
                    Dov’è il lacchè?
 
 Carpofero
 
25Son qua tutti.
 
 Giacinta
 
                            Così è.
 
 Madama
 
    Dal baron prendo licenza,
 marchesin fo riverenza.
 
 Marchese, Barone a due
 
 Vostro servo; tornerò.
 
 Madama
 
 Obbligata vi sarò.
 
 tutti
 
30   Riverisco. Mi comandi.
 Con rispetto, con affetto.
 È un onore che mi fa.
 
 Carpofero
 
 Che dispetto che mi fa. (Madama, Carpofero e Giacinta entrano in casa del conte col seguito)
 
 SCENA II
 
 Il MARCHESE ed il BARONE
 
 Marchese
 (La grazia di madama
35solo per me vorrei). (Da sé)
 Barone
 (Vorrei sol se potessi andar da lei). (Da sé)
 Marchese
 (Il baron mi disturba). (Da sé)
 Barone
                                              (Io dal marchese
 vuo’ se posso staccarmi). (Da sé)
 Marchese
 (Mi vuo’ sciorre da lui). (Da sé)
 Barone
                                               (Vuo’ congedarmi). (Da sé)
 Marchese
40Dove andate, barone,
 ad alloggiar?
 Barone
                           Nol so.
 Luogo ritroverò da qualche amico.
 Marchese
 Io soglio andare all’osteria del Fico.
 Barone
 Vi potete servir come vi aggrada.
 Marchese
45Non restate per me, ch’io so la strada.
 Barone
 Eh servitevi pur.
 Marchese
                                  Andate pure.
 Barone
 (Da madama vorrei...) (Da sé)
 Marchese
                                             (Vorrei entrare...) (Da sé)
 Barone
 (Non parte ancor?) (Da sé)
 Marchese
                                       (Non se ne vuol andare?) (Da sé)
 Barone
 Madama Petronilla
50stanca è dal viaggio ancora,
 visite io credo non vorrà per ora.
 Marchese
 Visitarla sì presto
 sarebbe inciviltà.
 Barone
 (Quando parte costui?) (Da sé)
 Marchese
                                              (Quando sen va?) (Da sé)
 Barone
55Io penso di venire
 passato il mezzodì.
 Marchese
                                     Venire io penso
 dopo aver desinato a questa parte.
 Barone
 (Ma quando se ne va?) (Da sé)
 Marchese
                                              (Ma quando parte?) (Da sé)
 Barone
 (Andar io mostrerò.
60Poscia quando egli parte io tornerò). (Da sé)
 Marchese
 (Se non va non mi stacco). (Da sé)
 Barone
                                                    Amico addio.
 Marchese
 Addio. (S’ei se ne va, men vado anch’io). (Da sé. Parte)
 
 SCENA III
 
 Il BARONE solo
 
 Barone
 È partito il rival, voglio provarmi
 d’essere il primo a visitar madama.
65Già che la sorte a caso
 me l’ha fatta conoscere viaggiando
 voglio in questo paese
 sia servita da me, non dal marchese.
 È ver che non conosco
70il padrone di casa ma che importa?
 Voglio avanzarmi e battere alla porta.
 
 SCENA IV
 
 GIACINTA e detto
 
 Giacinta
 Serva, signor barone.
 Barone
                                          Dove andate,
 graziosa giovinetta?
 Giacinta
 Vado a cercar in fretta
75un parrucchier per la padrona mia,
 con buona grazia di vossignoria.
 Barone
 Ma perché una ragazza
 mandar per la città? Non ha i staffieri?
 Giacinta
 Essi son forastieri
80ed io son milanese.
 Pratica ho più di lor del mio paese.
 Barone
 Un piacere vorrei.
 Giacinta
                                    La mi comandi.
 Barone
 Trovato il parrucchiere
 più bravo e accreditato,
85vorrei che sol da me fosse pagato.
 Giacinta
 Sì, quand’altro non vuol, sarà servita.
 La padrona è compita;
 le grazie, le finezze non ricusa.
 E non sdegna di far quel che si usa.
 Barone
90Posso andar a vederla?
 Giacinta
                                            È presto ancora.
 La lasci un poco riposar per ora.
 Barone
 Mi raccomando a voi.
 Giacinta
                                          La non ci pensi,
 farò il debito mio
 ma...
 Barone
             Che vorreste dir?
 Giacinta
                                               Ma... m’intend’io.
 Barone
95Credo anch’io di capire. (Mette la mano in tasca)
 Giacinta
                                               Un uom di mondo
 sa come van queste faccende qui.
 Barone
 Ditemi; vi ho capito? (Dandole una moneta)
 Giacinta
                                           Signorsì. (Prende la moneta ridendo)
 Barone
 Questo non è che un segno
 di quel che farò poi.
100Giacinta mia, mi raccomando a voi.
 
    Dite a madama
 che di buon core
 suo servitore
 sono e sarò.
105E che per lei farò
 stupir questa città.
 
    Dite che l’amo,
 che mi esibisco,
 che le offerisco
110la servitù,
 che l’oro del Perù
 non si risparmierà.
 
    Son cavalier tedesco,
 baron di Montefresco
115ed ho per mio costume
 la prodigalità. (Parte)
 
 SCENA V
 
 GIACINTA sola
 
 Giacinta
 Oh povero tedesco,
 colla padrona mia tu starai fresco.
 Ma se prodigo egli è
120una buona occasione è ancor per me.
 Servo senza salario.
 Vivo solo d’incerti e starei male,
 se non venisser dal destin condotti
 alle mie mani i semplici merlotti.
 
125   Venite, pollastrelli,
 siamo a pelare in due.
 E sa le penne sue
 ciascuna procurar.
 
    Per lei le grosse piume,
130le picciole per me.
 Abbiamo per costume
 gli amanti spennacchiar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Camera in casa del conte.
 
 Il CONTE RIDOLFINO e la CONTESSA sua sorella
 
 la Contessa
 Che diavolo faceste
 a ricevere in casa un tal imbroglio?
 Conte
135Il conte dell’Orsoglio
 me l’ha raccomandata.
 Di Londra ritornata,
 continuerà sino a Bologna il viaggio.
 Qui in Milano non è che di passaggio.
 la Contessa
140Ha tanta roba seco,
 ha tanti servitori;
 averà guadagnato dei tesori.
 Conte
 Certamente, mi scrivono
 che in virtù, che in bravura
145madama Petronilla
 è un portento e un incanto.
 la Contessa
 Ma tal fortuna ha fatto poi col canto?
 Conte
 Come pensate dunque
 l’abbia potuta far?
 la Contessa
                                     Come tant’altre
150che fatte ricche in Inghilterra intesi
 colla conversazione degl’inglesi.
 Conte
 Possibil che voi donne,
 quasi per un costume universale,
 non vogliate cessar di pensar male?
 la Contessa
155E voi col pensar bene,
 e voi sempre volete
 essere quel babbeo che stato siete?
 Conte
 Più rispetto contessa ad un germano.
 Dentro di queste porte
160il padrone son io
 né si parla così con un par mio.
 
    Dell’amor non vi abusate
 che per voi nutrisco in seno.
 Quell’orgoglio almen frenate
165che può farvi disamar.
 
    Imputar non mi potete
 poco amor, poco rispetto,
 ma indiscreta allor che siete
 son costretto a minacciar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 La CONTESSA, poi CARPOFERO
 
 la Contessa
170Pretende farsi un merito
 col rispettar discreta suora e nobile,
 come di farlo non avesse il debito.
 Ma se cangierà stil su tal proposito,
 son donna e farò anch’io qualche sproposito.
 Carpofero
175Servitore umilissimo
 di lei padrona mia riveritissima.
 la Contessa
 Serva sua divotissima.
 Chi siete voi, se è lecito?
 Carpofero
 Il mio nome è Carpofero.
180Fratel di quella giovane
 che riceve le sue grazie pregievoli.
 la Contessa
 (Ha maniere costui grate e piacevoli). (Da sé)
 Carpofero
 Sono venuto subito
 a far seco il mio debito
185per me e per la sorella che desidera
 di veder, di conoscere
 e d’inchinarsi alla padrona amabile.
 la Contessa
 (Questo fratello suo parmi adorabile). (Da sé)
 Signor tanto non merito
190ma se vuol favorir, l’avrò per grazia.
 (Per cagion del fratel voglio esser docile). (Da sé)
 Carpofero
 Se degna di ricevere
 l’ossequio della femmina,
 la prego ancora il mio rispetto accogliere.
 la Contessa
195Tutto quel che poss’io saprò concedere.
 Carpofero
 (La fratellanza mia le ho fatto credere). (Da sé)
 Vado, se mi permette,
 a dire alla sorella
 che venga il suo dovere a far con lei.
 la Contessa
200(Volentier col fratello io resterei). (Da sé)
 Carpofero
 Con sua licenza.
 la Contessa
                                Avete sì gran fretta?
 Carpofero
 La sorella mi aspetta.
 Vado e torno di volo.
 la Contessa
 Venir potete a favorir voi solo.
 Carpofero
205Verrò, signora. (La padrona anch’ella
 vuol più bene al fratel che alla sorella). (Da sé)
 
    Tornerò, verrò, signora.
 Quando vuol, sarò da lei.
 (Oh davver la goderei
210di poterla innamorar). (Da sé)
 Mi permetta con rispetto
 che le dica un mio pensier;
 fortunato il cavalier
 possessor di tal beltà.
 
215   Ho viaggiato qua e là,
 come lei non se ne dà.
 
    Londra, Parigi, Madrid, Barcellona,
 Vienna, Varsavia, Lione, Lisbona,
 Parma, Venezia, Firenze, Milano,
220Mestre, Malghera, Campalto, Moiano
 no che una dama sì bella non ha;
 son servitore di tanta beltà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 La CONTESSA sola
 
 la Contessa
 È gentile davvero; in grazia sua
 soffrirò la sorella e sarò seco
225sofferente assai più che non sarei.
 Per finezza maggior vuo’ andar da lei.
 S’ella è cortese tanto
 quanto il fratello suo, sì, mi contento
 e dei giudizi miei quasi mi pento.
 
230   Vidi appena il vago aspetto,
 sciolse appena il dolce labbro,
 mi sentii ferir il petto
 dallo stral della beltà.
 
    Ma son dama e saggia sono,
235terrò in guardia il cor nel seno,
 al piacer non abbandono
 la preziosa libertà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MADAMA PETRONILLA, poi CARPOFERO
 
 Madama
 
    Londra mia dove sei tu?
 In Italia oibò, oibò
240non mi posso veder più.
 
    Dove son quegl’inglesini?
 Dove son quei parigini
 che la mano mi baciavano,
 che veniano e regalavano
245e facean chi pò far più?
 Londra mia, dove sei tu?
 
 Carpofero
 Cara signora Londra,
 ora siamo in Italia. Avrò finito
 di soffrire da voi sì gran martello.
 Madama
250Eh lasciatemi star, caro fratello.
 Carpofero
 E questa fratellanza
 quando avrà da finir?
 Madama
                                           Finirà allora
 che mi avrete a sposar ma non ancora.
 Carpofero
 Ci possiamo sposar quando volete.
 Madama
255Geloso ancora siete.
 Allor vi sposerò
 che in voi la gelosia più non vedrò.
 Carpofero
 Ma come si può fare?
 Come si puol amare,
260senza aver gelosia?
 Madama
 Questa malinconia
 se voi non discacciate
 d’essere sposo mio, no, non sperate.
 Carpofero
 Ho sofferto due anni in Inghilterra.
265Credea d’essere in cielo e son per terra.
 
 SCENA X
 
 GIACINTA e detti
 
 Giacinta
 Madama, a lei vorrebbe
 inchinarsi il marchese.
 Carpofero
                                             Eh vada via.
 Madama
 Eccoci in campo colla gelosia. (A Carpofero)
 Digli che venga pur. (A Giacinta)
 Giacinta
                                         Sì, poverino.
270(Mi ha donato egli pure uno zecchino). (Da sé)
 Madama
 Via, badate che facciano
 i servitori il suo dover, che espongano
 l’argenteria, le gioie,
 gli orologgi, gli astucci,
275la libreria da viaggio,
 la musica più scelta e più perfetta,
 la scimia, il papagallo e la spinetta.
 Carpofero
 Ed io dovrò...
 Madama
                            Dovrete
 la guardia far perché non sia rubato.
 Carpofero
280E voi frattanto...
 Madama
                                 Ed io
 far con i cavalieri il dover mio.
 Carpofero
 Se mi credon fratello,
 non sarà vostro onore
 che mi vedano a far da servitore.
 Madama
285Non sarebbe gran cosa
 che d’una virtuosa
 si vedesse il fratel far da staffiere...
 Presto andate, che viene il cavaliere.
 Carpofero
 Ma quando avrò finito?
290Quando sarete mia?
 Madama
 Quando vi passerà la gelosia.
 Carpofero
 (Ah vuo’ far quanto posso,
 per divenirle sposo.
 Vuo’ studiar di non essere geloso). (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MADAMA, indi il MARCHESE
 
 Madama
295Certo gli voglio bene,
 lo sposerei, s’ei fosse più corrente.
 Ma colla gelosia non farà niente.
 Il cavalier sen viene.
 Sostenermi vogl’io; seder conviene. (Siede)
 Marchese
300Servitore di lei.
 Madama
                                Serva, marchese. (S’alza un poco)
 Marchese
 Permette? (Le chiede la mano)
 Madama
                        Anzi. (Gli dà la mano da baciare)
 Marchese
                                    Sta bene?
 Madama
 Poco.
 Marchese
             È stanca dal viaggio.
 Madama
 Anzi.
 Marchese
             Come le aggrada
 l’alloggio che ha trovato?
 Madama
305Poco.
 Marchese
             È incomodo?
 Madama
                                       Anzi.
 Marchese
 Si potrà migliorar.
 Madama
                                     Certo.
 Marchese
                                                   Se il brama,
 un alloggio migliore avrà madama.
 Madama
 Anzi.
 Marchese
             Ma non intendo
 questo tronco parlar; non so se voglia
310dirmi di no o di sì.
 Madama
 Ho appreso in Londra a ragionar così.
 Marchese
 Dunque vuol che si cerchi?
 Madama
                                                    Si vedrà.
 Marchese
 Si vedrà di cercar?
 Madama
                                     Di restar qua.
 Marchese
 Se contenta è madama
315sono contento anch’io. (Vorrei sedere). (Guarda intorno)
 Madama
 Ehi. Si porti una sedia al cavaliere. (Ad un servitore)
 Marchese
 Obbligato, madama.
 Madama
                                        Anzi.
 Marchese
                                                    Vorrei
 che la sorte m’offrisse
 la fortuna, l’onor dei cenni vostri.
 Madama
320Tabacco.
 Marchese
                   Sì, madama,
 eccolo immantinente.
 Spagna vero. Vi piace?
 Madama
                                            Non val niente.
 Marchese
 E pure è del migliore.
 Madama
 Tenete. (Gli dà del suo)
 Marchese
                  È perfettissimo.
 Madama
325Anzi.
 Marchese
             Questo tabacco,
 questa Siviglia vera
 merita una più ricca tabacchiera.
 Madama
 Io ne ho sedici d’oro e sei gemmate.
 Marchese
 Quand’è così, non parlo.
 Madama
330Che volevate dir?
 Marchese
                                   Volea il coraggio
 prendermi d’offerire
 questa scattola mia ma non ardisco.
 Madama
 È d’oro?
 Marchese
                   Anzi.
 Madama
                               Gradisco
 nel picciolo favore
335non il dono leggier ma il donatore.
 Marchese
 Dirò, non è gemmata
 ma nel genere suo so ch’è stimata.
 Madama
 Ehi; vieni qui. (Al servitore) Recala a mio fratello.
 Che se ne serva per portar per viaggio.
 Marchese
340Non l’aggradite?
 Madama
                                 Anzi.
 Marchese
                                             Mi par di no. (S’alza)
 Madama
 L’aggradimento mio vi mostrerò. (S’alza)
 Marchese
 So che son ragazzate
 per una che ha le scattole gemmate.
 Madama
 (Perderlo non vorrei, ch’è generoso). (Da sé)
 Marchese
345Se fui ardimentoso,
 vi domando perdono. (Sostenuto)
 Madama
 No, tenuta vi sono.
 L’accetto per favore
 ed in voi riconosco un protettore.
 Marchese
350(Trovato ha le parole). (Da sé)
 Madama
 (Secondo il vento navigar si suole). (Da sé)
 Marchese
 Se l’onor di servirvi io deggio avere,
 madama, il mio piacere
 suol esser l’allegria
355e all’inglese non vuo’ malinconia.
 Madama
 Veramente avvezzata
 sono alla serietà ma per piacervi,
 caro signor marchese,
 italiana sarò, non sarò inglese.
 
360   Cogli amanti in Inghilterra
 si sostien la gravità.
 Ma fra noi all’italiana,
 so ancor io come si fa.
 
    Vien in Londra un milordino,
365fa un risetto, fa un inchino,
 un regalo e se ne va.
 
    L’italiano vuol parlare,
 vuol cantare, vuol ballare,
 vuol goder la società.
 
370   So far l’amore con serietà,
 so far la pazza se occorrerà. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Il MARCHESE, poi CARPOFERO
 
 Marchese
 Veramente mi aveva
 un pocolin seccato
 quell’«anzi» sussiegato,
375quel patetico vezzo
 e i regali accettar con quel disprezzo.
 Se sarà all’italiana un po’ indulgente,
 io sarò, fin che posso, il suo servente.
 Carpofero
 (Eccolo ancora qui. Voglia mi viene,
380s’egli non se ne va di questo loco,
 di pettinargli la parrucca un poco). (Da sé)
 Marchese
 Oh amico dilettissimo,
 vi saluto di cuor.
 Carpofero
                                 Schiavo umilissimo.
 Marchese
 Dov’è andata madama?
 Carpofero
                                              Io non lo so.
 Marchese
385Di qua non partirò senza inchinarla.
 Carpofero
 L’ha inchinata anche troppo.
 Marchese
                                                       Ella è partita
 senza darmi un addio;
 vuole il debito mio
 che da lei non mi veda andar lontano,
390senza prima baciarle ancor la mano.
 Carpofero
 Colla sorella mia
 non si usa così.
 Marchese
                               Gliel’ho baciata
 quando a lei son venuto.
 Carpofero
 Fortuna vostra che non vi ho veduto.
 Marchese
395Perché? Sì rigoroso
 colla sorella vostra?
 Carpofero
                                      Io son chi sono.
 Marchese
 Via, caro, siate buono.
 Il mio dover lo so.
 Tutto quel che potrò son pronto a fare.
400Chiedere voi potete e comandare.
 Carpofero
 (Se non fosse per lei,
 ora l’ammazzerei. Mi vuo’ tenere). (Da sé)
 Marchese
 Vostra è la borsa mia, so il mio dovere.
 
    Caro non vi sdegnate
405che vi regalerò.
 Via, non vi vergognate,
 giuro ch’io tacerò.
 
    Veggo in quel volto amabile,
 veggo che siete docile;
410siete di buone viscere,
 tutto per voi farò.
 
    La sorellina è bella,
 il fratellino è caro.
 Zitto; non sono avaro,
415tutto vi donerò. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 CARPOFERO solo, poi MADAMA
 
 Carpofero
 Oimè, che sullo stomaco
 mi sento un peso tale
 che soffrirlo non posso e mi vien male.
 Ho da sentir di più? Bel complimento
420da fare ad un villano!
 Mi tratta da birbante e da mezzano!
 Madama
 Dov’è andato il marchese?
 Carpofero
                                                   Ei va cercando
 la cara madamina
 per baciarle umilmente una manina.
 Madama
425E per questo? Non si usa
 quest’atto rispettoso?
 Che? Sareste per questo ancor geloso?
 Carpofero
 Oibò; non dico niente.
 Spiacemi solamente
430che fanno a voi un bell’onor costoro,
 offerendo al fratel le borse d’oro.
 Madama
 A gente forastiera
 è lecito offerir quel che bisogna.
 Carpofero
 E accettar il favor...
 Madama
                                      Non è vergogna.
 Carpofero
435A simili finezze io non son uso
 e se torna a offerir gli rompo il muso.
 Madama
 Ed io se seguirete
 ad esser qual voi siete
 pazzo per ambizione e gelosia,
440ve lo giuro, davver, vi mando via.
 
 SCENA XIV
 
 GIACINTA e detti, poi il BARONE
 
 Giacinta
 Signora, è qui che brama
 riverirla il barone.
 Madama
 Venga pure, è padrone.
 Carpofero
 Maladetta ancor tu colle imbasciate.
 Giacinta
445In verità da ridere mi fate. (Parte)
 Madama
 Volete andar? (A Carpofero)
 Carpofero
                              Vorrei star qui, signora.
 Madama
 Restateci in buonora.
 Ma affé, che la sorella
 si vedrà, se mancasse di cervello,
450dar delle bastonate a suo fratello.
 Carpofero
 Questa ci mancherebbe...
 Madama
 Silenzio e civiltà.
 E mettiamoci un poco in gravità.
 Barone
 Riverisco madama.
 Madama
                                      Serva.
 Barone
                                                    Amico.
 Carpofero
455Servo.
 Barone
               Come si sta? (A madama)
 Madama
                                         Così e così.
 Barone
 Siete in buona salute? (A Carpofero)
 Carpofero
                                            Signorsì.
 Barone
 Avete riposato? (A madama)
 Madama
                                 Anzi.
 Barone
                                             Vi siete
 dalla stanchezza ristorato? (A Carpofero)
 Carpofero
                                                   Anzi.
 Barone
 (Che maniera gentil poco loquace).
 Carpofero
460Fin che si fa così, non mi dispiace.
 
 SCENA XV
 
 GIACINTA e detti, poi il MARCHESE
 
 Giacinta
 (Senta. Il signor marchese
 vuol ritornar da lei). (Piano a madama)
 Madama
 (L’incontro non vorrei... C’è qui il barone). (Piano a Giacinta)
 Giacinta
 (Certo son due rivali). (Piano a madama)
 Madama
465(Non vorrei che nascesser criminali.
 Fallo aspettare un poco,
 fin che celo il barone in altro loco). (Piano a Giacinta)
 Carpofero
 Che si dice fra voi saper vorrei.
 Giacinta
 Quel che si dice non importa a lei. (Parte)
 Madama
470Signor baron, vi prego...
 Il padrone di casa
 vorrebbe visitarmi.
 Barone
 E madama perciò vuol licenziarmi?
 Carpofero
 Sì signor licenziarvi.
 Madama
                                        Non signore;
475ma fatemi il favore,
 scusate l’increanza,
 ritiratevi un poco in quella stanza.
 Barone
 Volentieri madama, io vi obbedisco. (Va nella stanza)
 Carpofero
 Questa, confesso il ver, non la capisco.
 Madama
480La capirete poi.
 Marchese
 Pria ch’io parta da voi
 voglio far o madama il dover mio. (Le bacia la mano)
 Carpofero
 (Il padrone di casa!)
 Marchese
                                        Amico, addio.
 
    Con amore e con rispetto
485di madama servitor.
 
    All’amico mio diletto
 mi esibisco di buon cor.
 
 Carpofero
 
    Vada pur, vada signore
 ch’io la mando di buon cor.
 
 Madama
 
490   Obbligata del favore,
 obbligata dell’onor.
 
 Marchese
 
    Permettete. (Le vuol baciare la mano)
 
 Carpofero
 
                             (Un’altra volta!)
 
 Madama
 
 Grazie a lei.
 
 Carpofero
 
                         (Non posso più.
 
    Del barone ha soggezione.
495Or la voglio corbellar). (In atto di partire)
 
 Madama
 
    Dove andate? (A Carpofero)
 
 Marchese
 
                                Vada pure.
 
 Carpofero
 
 Con licenza. Tornerò. (Parte)
 
 Marchese
 
 Con madama io resterò.
 
 Marchese, Madama a due
 
    Bell’incontro fortunato
500che la sorte mi concede!
 Il bel core in lei si vede,
 si conosce la bontà.
 
 Giacinta
 
    (Con il padrone torna il barone). (Piano a madama)
 
 Madama
 
 (Oh che briccone! Cosa sarà). (Da sé)
 
 Marchese
 
505Qualche scompiglio parmi vedere.
 
 Madama
 
 Caro marchese bramo un piacere.
 
 Marchese
 
 Chieda madama, tutto si fa.
 
 Madama
 
    Viene il padrone di questa casa.
 Deh ritiratevi.
 
 Giacinta
 
                              Venga con me.
 
 Marchese
 
510Come? Perché?
 
 Madama
 
 Deh ritiratevi. (Spingendolo)
 
 Giacinta
 
                               Venga con me. (Tirandolo; e lo fanno passare in altra camera)
 
 Madama, Giacinta a due
 
    Il marchese è ritirato
 e quell’altro corbellato
 questa volta resterà.
 
 Carpofero
 
515   Venga, signore,
 venga di qua. (Al barone)
 
 Barone
 
    Del favor ben obbligato. (A Carpofero)
 
 Carpofero
 
 (Il marchese dov’è andato?)
 
 Barone
 
 Mi ha condotto da madama
520il fratel per sua bontà.
 
 Carpofero
 
    (Maladetto!)
 
 Madama, Giacinta a due
 
                              Se il fratello
 l’ha condotto, poverello,
 è dovere il cavaliere (Fanno finezze intorno al barone)
 di trattar con civiltà.
 
 Carpofero
 
525Dove diavolo sarà? (Va cercando)
 
 Barone
 
    La padrona generosa
 e la serva ch’è pietosa
 il mio cor consolerà.
 
 Madama, Giacinta a due
 
    Sì signore, di buon core
530per voi tutto si farà.
 
 Carpofero
 
 (L’ho veduto). Venga qua. (Chiama il marchese)
 
 Marchese
 
    Quest’è un inganno
 che a me si fa.
 
 Barone
 
    Quest’è un insulto.
 
 Carpofero
 
535Così si fa.
 
 tutti
 
    Questa sorpresa
 non era attesa,
 qualche scompiglio
 cagionerà.
 
 Marchese, Barone a due
 
540   Signor barone,
 signor marchese
 siete venuto
 con preferenza
 ma l’insolenza
545si pagherà.
 
 Madama, Giacinta a due
 
    Zitto signori,
 meno rumori,
 vada ciascuno
 fuori di qua.
 
 Carpofero
 
550   Questa la godo,
 questa mi piace.
 
 tutti
 
 Una fornace
 sento nel core,
 sdegno, livore
555fremer mi fa.
 
 Fine dell’atto primo